Atmosfere pop anni ‘70, colonna sonora e interni a identificare senza possibilità di errore il contesto, il film di Roman Coppola offre un giro all‘interno delle psichedeliche fantasie di Charles Swan III, creativo eccentrico e sicuro latin-lover di mezza età, in crisi dopo essere stato lasciato dalla sua ultima, giovane e sexy fiamma, Ivana. Realtà e immaginazione si susseguono in una girandola che prende lo spettatore per mano e riesce - nonostante gli ammiccamenti al fuori campo, gli espliciti riferimenti cinematografici, la parodia del genere (sostenuta soprattutto con i costumi e il registro musicale "d‘annata") e la costruzione teatrale dei dialoghi - a condurlo nel mondo immaginifico del protagonista, a farlo stare dalla sua parte così da consentire l‘appagamento con il finale happy-ending tipico delle produzioni americane. Il film è un esercizio di stile ben riuscito, godibile negli spunti ironici con cui tratta personaggi, costruiti apposta su modello di stereotipi (dall‘amico cabarettista ebreo alla sorella hippy aspirante scrittrice), e che tuttavia centra con onestà il tema del dolore che segue a un abbandono, pur scegliendo il registro della commedia surreale. Il tono scanzonato non impedisce al pubblico di entrare nella storia, anzi ne cerca la complicità, trovandola nella misura in cui lo chiama in gioco e gli fa dare quell‘occhiata nella mente di Charles Swan III promessa dal titolo.